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Stronka il patriarkato

La Corte costituzionale boccia il cognome del padre ai figli

Marco Respinti di Marco Respinti
14/02/2021
in Editoriali, Famiglia
91
Reading Time: 2min read
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padre

Image from Pxhere

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Last updated on marzo 29th, 2021 at 05:41 am

Non si è fatto ancora in tempo a dimenticare lo spettro del «Colpirne uno per educarne cento» che la Corte costituzionale, in nome del popolo italiano, ha cominciato a stroncare quella malsana, antica idea che è dare il cognome del padre ai figli. Menomale che il supremo tribunale italiano non ha giurisdizione né su quella barbarie anglosassone che con il cognome paterno declinato al plurale abbraccia tutti e ciascuno dei suoi membri (a casa mia saremmo The Respintis), né su quell’inciviltà slava che declina al femminile il cognome del marito ‒ Ivanov ‒ assunto dalla moglie ‒ Ivanova ‒, con il polacco che a inciviltà aggiunge rozzezza distinguendo se il femminile del cognome del marito (Nowak) è della moglie ‒ Nowakowa ‒ o della figlia ‒ Nowakowna ‒ (ma quest’arretratezza sta fortunatamente cadendo in disuso).

Ragionandosi addosso quanto alla legittimità dell’articolo 262, primo comma, del Codice civile, da essa posto in dubbio a se stessa il 14 gennaio, nella giornata di venerdì il supremo tribunale ha infatti depositato l’ordinanza n.18 relativa al patronimico.

Come abbiamo segnalato a fine gennaio, il Tribunale ritiene infatti «[…] che l’acquisizione del cognome alla nascita avvenga unicamente sulla base di una discriminazione fondata sul sesso dei genitori», configurando un sistema che «[…] deriva da una concezione patriarcale della famiglia e della potestà maritale, che non è più compatibile con il principio costituzionale della parità tra uomo e donna», giacché fonte di «squilibrio» e di «disparità tra i genitori», in un quadro in cui, come la Corte costituzionale dice già con la sentenza n. 286 del 2016, l’«inderogabile prevalenza del cognome paterno sacrifica il diritto all’identità del minore». Roba, insomma, da incatenarsi al «Palazzaccio». Spetta quindi al parlamento intervenire per cauterizzare il vulnus, epperò il parlamento nicchia. La Corte costituzionale si porta allora avanti domandando alla Corte costituzionale se la Corte costituzionale abbia ragione e la Corte costituzionale risponde alla Corte costituzionale che la Corte costituzionale ha ragione. Ora, mentre la Corte costituzionale concorda con la Corte costituzionale, il parlamento continua però a tacere. Ma la situazione resta grave («discriminazione fondata sul sesso dei genitori», «non è più compatibile con il principio costituzionale della parità tra uomo e donna», «squilibrio», «disparità», «sacrifica il diritto all’identità del minore»). Arriveranno allora i nostri a cavallo di un caval e finalmente sgretoleranno le mura di Gerico bypassando il parlamento, secondo un copione visto le mille volte.

Per rendere la famiglia sempre più trasparente e fluida, l’eroe con gli occhi azzurri dritto sopra la nave non distingue fra grandi pugne e pugn…, pugne piccole.

Tags: FamigliaVetrina
Marco Respinti

Marco Respinti

Marco Respinti è il direttore di International Family News. Italiano, è giornalista professionista, membro dell’International Federation of Journalists (IFJ), saggista, traduttore e conferenziere. Ha collaborato e collabora con diversi quotidiani e periodici, sia in versione cartacea sia online, in Italia e all’estero. Autore di libri, ha tradotto e/o curato opere di, fra gli altri, Edmund Burke, Charles Dickens, T.S. Eliot, Russell Kirk, J.R.R. Tolkien, Régine Pernoud e Gustave Thibon. Senior Fellow al Russell Kirk Center for Cultural Renewal (Mecosta, Michigan), è anche socio fondatore e membro del Consiglio Direttivo del Center for European Renewal (L’Aia, Paesi Bassi). Membro del Comitato editoriale del periodico The European Conservative e del Consiglio Consultivo della European Federation for Freedom of Belief, è direttore responsabile del periodico accademico The Journal of CESNUR e, sul web, di Bitter Winter: A Magazine on Religious Liberty and Human Rights.

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