• I più recenti
  • All

Sani per uccidere

31/03/2020
Mons. José Horacio Gómez

Parole cattoliche sul Biden “cattolico”

22/01/2021
Unione Europea

«Maternità surrogata», vergogna al PE

22/01/2021
torta compleanno

Buon compleanno “iFamNews”!

22/01/2021
Joe Biden & Kamala Harris

Biden, primo atto di governo. LGBT+

22/01/2021
Image from SnappyGoat

Biden terrorizza l’Africa

22/01/2021
Eugenio Corti

I 100 anni di mastro Eugenio Corti

22/01/2021
Maurizio Gasparri

Il sen. Gasparri per la vita

21/01/2021
Presidio al Viminale contro Genitore 1 e Genitore 2

«Genitore 1» e «genitore 2»: protesta al Viminale

20/01/2021

Biden, la Harris e il razzismo

21/01/2021
tristezza

Comanda la «cultura di morte»

20/01/2021
  • Chi siamo
  • Contatti

NEWSLETTER

  • NEWSLETTER
22/01/2021
  • Login
  • Registrati
No Result
View All Result
  • Italiano
    • English
    • Français
    • Deutsch
    • Español
    • ქართული
    • Русский
    • српски

Navigation Button Donate

  • Donate
International Family News Network (IFN)
  • Home
  • Editoriali
  • Vita
  • Famiglia
  • Cultura
  • Politica
  • Spettacoli
  • Scienza
  • Petizioni
  • NEWSLETTER
  • Donate
International Family News Network (IFN)
  • Home
  • Editoriali
  • Vita
  • Famiglia
  • Cultura
  • Politica
  • Spettacoli
  • Scienza
  • Petizioni
  • NEWSLETTER
  • Donate
No Result
View All Result
International Family News Network (IFN)
No Result
View All Result

Sani per uccidere

Per l’aborto gli ospedali sono luoghi insalubri, meglio la pillola killer prescritta in videochat

Marco Respinti di Marco Respinti
31/03/2020
in Editoriali
417
Reading Time: 3min read
0

Image from Google Images

Share on FacebookShare on TelegramShare on TwitterShare on WhatsAppShare on WeChat

Non c’è tempo da perdere. Bisogna abortire, abortire, abortire. Niente indugi, niente attese, niente ritardi. Il bimbo che attende di venire alla luce dal ventre della propria madre va soppresso il più in fretta possibile. Lo sentenzia la legge italiana, la Legge 194 che il 22 maggio 1978 ha reso legale la soppressione di una vita umana innocente e indifesa, ancora nutrita e accudita nello stesso seno che l’ha generata. In Italia non è lecito abortire quando si vuole, bensì entro i 90 giorni di gravidanza. Quindi l’aborto non è procrastinabile più di tanto, va consumato prima che scada come il latte nel frigorifero.

L’aborto in Italia è legalmente una necessità talmente impellente che non lo si può rimandare nemmeno ora che tutte le attenzioni e le energie del Paese sono concentrate a debellare il coronavirus. In questo momento, tutti gli interventi medici e chirurgici non di prima necessità vengono rinviati, ma l’aborto no. Si rimanda, insomma, tutto ciò che non sia salvavita per dedicarsi tutti completamente a salvare vite e a sopprimere vite, affittando «[…] un sicario per risolvere un problema», come ha avuto occasione di dire Papa Francesco in modo perfettamente laico. Andrebbe però perfezionata la procedura: siccome al tempo del coronavirus gli ospedali sono luoghi pericolosi, dove si potrebbe entrare sani e uscire contagiati, meglio conservare la salute e uccidere asetticamente a distanza.

Proceduralisticamente lo chiedono al governo Elena Caruso e Marina Toschi di PRO-CHOICE. Rete italiana contraccezione aborto dalle pagine del Corriere della Sera, invocando l’«[…] aborto farmacologico eseguito in modalità di telemedicina», ovvero il consulto medico online per la somministrazione rapida, a distanza e “indolore” di mifepristone (RU486) e di misoprostolo, le “pillole che uccidono” che oggi, nel nostro Paese, si possono assumere solo in regime di ricovero ospedaliero di tre giorni, benché qualche Regione, contrariamente alle linee di indirizzo del ministero della Salute, accorci la pratica al ricovero in day-hospital. Precedute solo di pochi giorni dalle apripista Anna Pompili e Mirella Parachini di AMICA, l’Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto, che in una lettera al Quotidiano Sanità hanno rotto il ghiaccio chiedendo di ridurre appunto tutto sempre e solo a day-hospital, la Caruso e la Toschi scrivono lucidamente che «l’epidemia del COVID-19 ci offre un nuovo argomento per dubitare che l’ospedalizzazione dell’aborto nel nostro paese risponda all’interesse della salute della donna. Quest’ultima si trova oggi inutilmente esposta al rischio del contagio in ospedale, uno scenario che può essere evitato grazie all’aborto telemedico nelle prime nove settimane. La sicurezza dell’aborto telemedico nelle prime nove settimane è ormai attestata da ampia letteratura scientifica internazionale. Introdurre l’aborto telemedico nelle prime nove settimane in questo momento è un modo efficace di occuparsi della salute dei cittadini e degli operatori sanitari, e soprattutto di massimizzare le risorse scarse della sanità pubblica in un momento di emergenza come quello odierno».

Bisogna appunto abortire, abortire, abortire. Cascasse il mondo, l’aborto non si ferma. E così, prima che sia troppo tardi, giù la pillolina prescritta in videochat, in attesa del salto a velocità della luce quando magari avremo persino l’autodichiarazione via WhatsApp, una delle tante, del resto compilabile pure, perché no, al momento. Sono necessità, come si fa a negarle?

Scoppieremo di salute, insomma, per uccidere con tranquillità nel comodo isolamento con cui in questi giorni si cerca di salvare vite. E così, quando il coronavirus sarà finalmente solo un ricordo e torneremo liberi per l’apericena, la vita umana si sarà persa in un bicchiere d’acqua, in un aperiaborto fai-da-te.

Tags: AbortoElena CarusoMarina ToschiMirella Parachinipillola abortiva
Marco Respinti

Marco Respinti

Marco Respinti è il direttore di International Family News. Italiano, è giornalista professionista, membro dell’International Federation of Journalists (IFJ), saggista, traduttore e conferenziere. Ha collaborato e collabora con diversi quotidiani e periodici, sia in versione cartacea sia online, in Italia e all’estero. Autore di libri, ha tradotto e/o curato opere di, fra gli altri, Edmund Burke, Charles Dickens, T.S. Eliot, Russell Kirk, J.R.R. Tolkien, Régine Pernoud e Gustave Thibon. Senior Fellow al Russell Kirk Center for Cultural Renewal (Mecosta, Michigan), è anche socio fondatore e membro del Consiglio Direttivo del Center for European Renewal (L’Aia, Paesi Bassi). Membro del Comitato editoriale del periodico The European Conservative e del Consiglio Consultivo della European Federation for Freedom of Belief, è direttore responsabile del periodico accademico The Journal of CESNUR e, sul web, di Bitter Winter: A Magazine on Religious Liberty and Human Rights.

Commenti su questo articolo

I più letti

  • Amici

    Victoria, una legge contro la libertà

    76 condivisioni 1.4k VIEWS
    Share 75 Tweet 1
  • Famiglia, proprietà privata e libertà

    136 condivisioni 1k VIEWS
    Share 133 Tweet 3
  • Ikea e Davos contro la proprietà

    73 condivisioni 655 VIEWS
    Share 72 Tweet 1
  • Il fascismo degli Antifa

    42 condivisioni 575 VIEWS
    Share 38 Tweet 4
  • Rinasce la birra bianca di Cracovia

    45 condivisioni 470 VIEWS
    Share 41 Tweet 4

Twitter iFamNewsIT

Tweets by @iFamNewsIT
IFN – International Family News Network

© 2020 IFN – International Family News - Tutti i diritti riservati.

Link diretti

  • Chi siamo
  • Contatti
  • Privacy Policy

Seguici

No Result
View All Result
  • Home
  • Editoriali
  • Vita
  • Famiglia
  • Cultura
  • Politica
  • Spettacoli
  • Scienza
  • Petizioni
  • NEWSLETTER
  • Donate

  • en English
  • fr Français
  • de Deutsch
  • it Italiano
  • es Español
  • ge ქართული
  • ru Русский
  • sr српски
  • Login
  • ISCRIVITI

© 2020 IFN – International Family News - Tutti i diritti riservati.

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? ISCRIVITI

Create New Account!

Fill the forms below to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
Newsletter