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Gasparri: «Il governo viola il Concordato. È ora di gesti dimostrativi»

«Un governo di giacobini non interessati alla democrazia. Chi chiede Messe è visto come epigono di tempi bui. C’è un atteggiamento complessivo nei confronti della pratica religiosa che a volte anche ambienti cattolici politicizzati a sinistra hanno sottovalutato, elogiando chi apre ai migranti, ma poi porta avanti aborto, eutanasia e manipolazioni genetiche»

Giacomo Bertoni di Giacomo Bertoni
28/04/2020
in Politica
1.1k
Reading Time: 5min read
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Incisione di Alfred Johannot (1800-1837), secolo XIX. Image from Google Images

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Last updated on Maggio 1st, 2020 at 09:09 am

«È in atto una palese violazione del Concordato, che nasce da un pregiudizio totale nei confronti della Chiesa Cattolica. Ora è il momento di gesti dimostrativi pacifici e sereni, che ricordino al governo che i cristiani ci sono e vogliono vedere rispettati i Patti Lateranensi, recepiti all’articolo 7 della Costituzione». Non usa mezzi termini Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, che giudica «inaccettabile» la decisione del governo di escludere le Messe con concorso di popolo dalla «Fase 2» delle misure di contenimento del coronavirus. Il senatore forzista invita i credenti a tornare a Messa, e sul protocollo per le celebrazioni in sicurezza rilancia: «Bastano tre minuti per stilarlo».

Il 26 aprile, in conferenza stampa, il premier Giuseppe Conte ha escluso le Messe con la partecipazione dei fedeli. Di lì a poco la Conferenza Episcopale Italiana ha rilasciato una nota molto dura nella quale denunciava la violazione della libertà di culto a cui è seguito il comunicato del comitato tecnico-scientifico che riguardo le Messe parla di «criticità non superabili». Cosa succede?

«C’è un pregiudizio totale contro i cristiani. Bisognerebbe celebrare le Messe in luoghi aperti, a distanze triple rispetto alle minime consigliate, con un numero ridotto di fedeli per funzione. È arrivato il momento di gesti dimostrativi pacifici e sereni, e cosa c’è di più pacifico del celebrare una Messa? Oggi si può andare in libreria, dove si possono sfogliare i libri; ci si può sedere negli spazi di lettura, e lì vengono sanificati libri e poltrone? A Roma abbiamo centinaia di chiese e non sono mai piene. Ho fatto presente il problema ai più stretti collaboratori del premier, ne ho parlato con il ministro dell’Interno, ma ho avuto solo rassicurazioni blande. Io sono credente e praticante, ma questa è una battaglia per un principio di libertà: per questo deve interessare tutti».

In alcune parrocchie si fatica a organizzare anche le normali operazioni di pulizia settimanale. Chi controlla e verifica queste norme?

«Collaboratori, volontari, ogni parrocchia ha attorno la propria piccola grande galassia di volontariato. Ognuno di noi è disponibile ad aiutare il proprio parroco a verificare che tutti i fedeli indossino mascherine e guanti per tutta la durata delle Messe, mantenendo le distanze. Tutti siamo disponibili ad aiutare, la Messa non è un raduno dei centri sociali, il target è quello di persone calme e misurate. Con loro si può dialogare e si possono rispettare le regole assieme».

Non serve un protocollo? Un insieme di regole e di norme che valgano per tutte le parrocchie?

«E le librerie hanno un protocollo? Se sfoglio un libro poi viene sanificato? Se mi siedo nell’angolo lettura poi sanificano le poltroncine? In chiesa si può anche stare in piedi, si può evitare di toccare oggetti e arredi. Le scrivo io il protocollo: distanza tripla rispetto a quella consigliata, all’aperto o in locali grandi con porte aperte e aerazione costante, niente omelia e niente segno della pace. Il problema rimane nella Comunione, è vero, ma si possono trovare forme alternative, come la comunione spirituale. Basta una telefonata tra la CEI e la presidenza del Consiglio dei ministri, e in 3 minuti si scrive il protocollo. È un problema di volontà. Non siamo alle catacombe, non siamo al Colosseo con i leoni, ma è ora di farsi sentire. Ho letto che l’on. Roberto Giachetti leggerà il Vangelo in pubblico: è un gesto di garanzia per una fede religiosa che ha valore per la società, anche se non è una fede praticata in prima persona. Il governo è invece inerte, lento e vile. E la tempestività inedita della CEI è già una risposta, prima ancora del contenuto della nota».

Il vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole, ha preso posizione contro la decisione del governo, riportando anche l’attenzione sull’impegno quotidiano della Chiesa nell’accogliere il malessere, le paure, le preoccupazioni delle persone.

«Condivido in pieno il messaggio di mons. D’Ercole, al quale ho subito espresso la mia vicinanza. Quando un vescovo arriva a usare parole così forti significa che è davvero in atto un abuso inaccettabile. Conte, forse distratto dai congiunti, non pensa che la Chiesa è anche un luogo di conforto spirituale. Qualsiasi parrocchia accoglie ogni giorno decine di persone in difficoltà: togliere questo contatto a volte è come togliere una spalla sui cui piangere, un sostegno morale al quale appigliarsi in tempi normali, figuriamoci in questa emergenza, quando tutto vacilla».

Ci si sta abituando a decisioni prese per decreto e comunicate tramite dirette Facebook. Che spazio rimane per il parlamento e per la stampa?

«Abbiamo un governo di giacobini più interessati ai propri congiunti che alla democrazia. Il parlamento ha potuto riunirsi per esaminare provvedimenti, lo faremo anche nei prossimi giorni sul Def e sullo spostamento di bilancio. Ovviamente i voti di fiducia e lo scarso ascolto dell’opposizione da parte del governo rendono il ruolo del parlamento formale, ma non sostanziale. Il governo non ha coinvolto l’opposizione nelle decisioni, nella stesura dei provvedimenti e ha rifiutato qualsiasi proposta. Per quanto riguarda la stampa, mi pare che ci sia un conformismo dilagante. Negli ultimi giorni il Tg1 ha dedicato l’80% degli spazi alle comunicazioni del governo. Ne parlerò in Commissione di vigilanza: il primo telegiornale nazionale soffoca la libertà e il pluralismo, e più che informazione fa “gazzettismo”, dando voce solo al pensiero unico e diventando una voce semi-ufficiale del regime».

C’è pericolo per la libertà?

«No, ci sono diritti negati, c’è una protervia assoluta, ma questo è un grande Paese e saprà dare un calcio nelle terga a Conte al momento giusto e ai suoi congiunti e sodali. L’Italia si libererà di questo governo con la democrazia e con il voto. Siamo un Paese vessato, ma non soffocato, non ancora».

Chi ha paura delle Messe?

«La secolarizzazione ha lasciato le proprie tracce, si considera chi chiede le Messe un epigono del passato, di tempi bui. C’è un atteggiamento complessivo nei confronti della pratica religiosa che a volte anche ambienti cattolici politicizzati a sinistra hanno sottovalutato, elogiando chi apre ai migranti, ma poi porta avanti aborto, eutanasia e manipolazioni genetiche. Chi sono i veri interlocutori del mondo cattolico? Chi sono i finti interlocutori, che poi in realtà agiscono come detrattori? Su questo ci si deve interrogare».

Tags: ConcordatogovernoLibertà religiosa
Giacomo Bertoni

Giacomo Bertoni

Giacomo Bertoni, giornalista e scrittore. Già al quotidiano la Provincia Pavese, ha lavorato con Ossigeno per l’informazione, il Ticino, e dal 2016 collabora con Radio Mater. Nel 2009 ha pubblicato il suo primo libro per bambini, Toppy, un moscerino dal cuore grande (EdiGio'), a cui sono seguiti Gino e la Vecchia Consigliera (2011) e Un ponte tra le Valli (2014). Nel 2014 si è laureato in Filosofia all'Università degli Studi di Pavia. Dal 2011 cura il suo blog personale Il parco di Giacomo.

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